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domenica 2 ottobre 2011

Roberto Crescenzio, martire dimenticato della violenza rossa


Roberto Crescenzio era uno studente lavoratore di 22 anni, non si occupava di politica in modo attivo e si collocava completamente al di fuori dalla logica della violenza tra gli opposti estremismi degli anni ’70. Ma in quel decennio di sangue si poteva morire anche trovandosi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Quello che è successo a Torino il 1 ottobre 1977 è paradossale, crudele, ingiusto. Ed anche sintomatico di quella che è stata la violenza rossa di quegli anni. Una furia irrazionale, ingiustificata e ingiustificabile, guidata da reiterati desideri di vendetta e da un odio interminabile.
Quel giorno, in tutta Italia, si svolgevano manifestazioni studentesche per protestare contro l’uccisione di un militante di Lotta Continua, il giovane Walter Rossi, avvenuta il giorno prima a Roma. A sparare a Rossi sarebbero stati due militanti di estrema destra,  poi identificati nei futuri “Nar” Cristiano Fioravanti e Alessandro Alibrandi: il primo sarà prosciolto da tale accusa nel 2001; il secondo, rimasto unico colpevole, morirà nel 1981 in seguito ad un conflitto a fuoco con la polizia.
L’omicidio di Walter Rossi diventa però il pretesto per scatenare la solita rabbia repressa e la violenza squadrista contro gli avversari politici in tutte le piazze d’Italia. Ovunque si tentano spedizioni punitive contro le sedi del Msi.
A Torino succede il finimondo. Il corteo principale, fallito l’assalto alla sede del Msi di corso Francia, si ritrova nella centrale via Po. I bollenti spiriti non sono stati soddisfatti e avanzano pure alcune molotov. Cosa farne? L’idea è quella di radere al suolo un locale considerato “ritrovo di fascisti”, il bar-discoteca Angelo Azzurro di via Po 46. La nomea di “locale fascista”, l’Angelo Azzurro se l’è meritata solo per aver ospitato una festa di compleanno di un militante del Fronte della Gioventù. In realtà, i proprietari, marito e moglie, sono entrambi di sinistra, e quel locale non è affatto un ritrovo di “fasci”. Ma tant’è, una ventina tra i più esagitati del corteo di Lotta Continua inizia a bersagliarlo di molotov. Le bottiglie di alcolici all’interno del bar fanno il resto, un mix esplosivo che in poco tempo si trasforma in un propagarsi di fiamme. E’ metà mattina, fortunatamente oltre ai due proprietari che fuggono da un’uscita secondaria ci sono solo altri due avventori. Diego Mainardo, studente di ingegneria e operaio Fiat, per sua fortuna, anche se senza motivo, viene trascinato fuori e picchiato dal gruppetto di squadristi di Lotta Continua. Se la caverà con qualche livido. Roberto Crescenzio invece prova a rifugiarsi all’interno della toilette, ma ben presto capisce che il nascondiglio diventa una trappola. Le fiamme sono inarrestabili, il giovane prova a uscire dalla toilette e a mettersi in salvo, ma è un’impresa disperata: viene avvolto dal fuoco, cade più volte, e quando finalmente riesce a guadagnare l’uscita è ormai una torcia umana.
I lanciatori di molotov, inorriditi e increduli della loro stessa bravata, scappano. Alcuni passanti soccorrono Crescenzio, facendolo accomodare su una sedia di plastica blu. Sono momenti concitati, surreali. L’ambulanza arriva in ritardo, anche perché bloccata dalla parte più corposa del corteo che non ha partecipato all’incendio del bar: i manifestanti che affollano via Po sono completamente ignari dell’accaduto, anche se notano la coltre di fumo nero, e pensano bene di tentare di bloccare i soccorsi. Non si sa perché.
Roberto Crescenzio, sempre cosciente suo malgrado, ustionato nel 90% del corpo, trasportato in ospedale morirà due giorni dopo, il 3 ottobre, tra atroci sofferenze.
Nell’edificio a fianco del locale, un’anziana donna, il nipote di tre anni e la babysitter rischiano la morte per asfissia a causa del fumo sprigionato dall’incendio, ma già privi di sensi sono fortunatamente tratti in salvo dai vigili del fuoco.
Ecco come i militanti di Lotta Continua hanno vendicato la morte di Walter Rossi: uccidendo un giovane come lui, che non aveva alcuna colpa.
Crescenzio era iscritto al terzo anno di Chimica e tecnologia farmaceutica, lavorava ed  era in attesa di partire per il servizio militare. Figlio di immigrati veneti, la sua morte ha colpito anche la stessa area dell’antagonismo di sinistra. Cosa che non sarebbe successa se il ragazzo fosse stato davvero di destra.
Alcuni studenti della FGCI decidono di raccogliere  firme davanti al locale incendiato, scegliendo lo slogan «Firma anche tu contro ogni forma di violenza – contro la violenza dei fascisti e per sconfiggere il partito armato della cosiddetta Autonomia Operaia…».
Già, “la violenza dei fascisti”, anche se le molotov contro l’Angelo Azzurro le avevano lanciate i rossi.
Dal punto di vista giudiziario, nel 1984 la Corte d’Appello ha condannato per concorso morale in omicidio Stefano Della Casa (responsabile del servizio d’ordine di Lotta Continua), Angelo Luparia, Alberto Bonvicini, Angelo De Stefano e Francesco D’Ursi con pene  ridicole, dai 3 anni e tre mesi ai 3 anni e 10 mesi. Assolti Peter Freeman e l’attuale ginecologo abortista Silvio Viale, imputato solo dell’assalto alla sezione Msi: ora Viale è consigliere comunale di Torino.
In occasione del processo, che a conti fatti non ha portato a nulla, i genitori di Crescenzio sono stati più volte sbeffeggiati dagli imputati e persino dagli avvocati difensori. La madre, Elvira Bacchetto, ha dovuto subire persino l’onta di ricevere da parte di uno degli imputati una lettera che richiedeva perdono in un modo assai discutibile: “Signora, Lei non può non perdonarmi, perché anche io ho dei figli”.
Silvio Viale invece ha scelto la strada delle scuse pubbliche tramite lettera aperta, ed è stato l’unico.
Mancata nell’aprile 2007, la madre di Crescenzio ha conservato a lungo la cartella clinica del figlio. Dalle lastre al torace si poteva desumere che qualcuno avesse colpito alle spalle il ragazzo probabilmente con una spranga, facendolo cadere a terra e impedendogli ulteriormente di mettersi in salvo per tempo. Quelle lastre forse ora sono sparite, ma difficilmente avrebbero fatto riaprire il caso. Anche perché a ricordare Crescenzio non è stata apposta neppure una targhetta davanti al locale, che ora si chiama “Xò”.
A Walter Rossi, il militante di Lotta Continua ucciso il giorno prima a Roma e vendicato in questo modo discutibile, è stata invece dedicata una piazza.

fonte: " questaelasinistraitaliana.org"

venerdì 9 settembre 2011

AD AETERNAM MEMORIAM: 1945 L'ECCIDIO DI MONTE MANFREI

Video in memoria dei 200 marò della Divisione San Marco di Sassello 


Onore a quei poveri ragazzi trucidati da VILI partigiani comunisti . Immensa gratitudine a chi ha contribuito a matenere vivo il ricordo


http://www.youtube.com/watch?v=24Ob26o1WQg

venerdì 26 agosto 2011

Quella pista palestinese sepolta per anni pur di dare la caccia ai "neri"


Strage di Bologna: ora si indaga sui palestinesi. Tutto parte da un fonogramma ignorato dai pm. L’onorevole Fragalà lo scoprì. E gli costò la vita. Indagati dopo 31 anni due terroristi rossi legati a Carlos lo Sciacallo: in quei giorni erano in città.
Fu la Commissione Mitrokhin da me presieduta a scoprire la vera pista della strage di Bologna, su cui finalmente qual­cosa comincia a muoversi. Ad aprire la stra­da fu l'onorevole Enzo Fragalà, il quale pa­gò­un prezzo mostruoso alla sua limpida te­stardaggine: fu ucciso a bastonate da un ignoto sicario nel febbraio del 2010 a Paler­mo. Fragalà era stato sostituito in Commis­sione dal deputato Enzo Raisi che portò avanti con molta decisione la pista poi chiamata «palestinese».
Io, come presi­dente, non volli pronunciarmi sull'even­tualità che il mandante della strage fosse la fazione Fplp dell'Olp palestinese, perché non ho mai trovato sufficienti e convincen­ti gli indizi, ma quel che è certo è che sul luo­go della strage il 2 agosto di trentuno anni fa c'erano gli uomini del terrorista Ilich Ra­mirez Sanchez, più popolare sotto il nomi­gnolo di Carlos lo Sciacallo, che sta ora scontando due ergastoli a Parigi per stragi commesse in Francia. Come scoprimmo con Fragalà, Carlos era all'epoca un agente sovietico del Kgb resi­dente a Budapest, dove aveva arruolato un gruppo di terroristi delle Br italiane.
Co­stui agiva sempre sotto la supervisione so­vietica e della Stasi tedesco orientale. Quando nel dicembre del 2005 la Commis­sio­ne da me presieduta si recò nella capita­le ungherese per una rogatoria internazio­nale al fine di ricevere dalla Procura gene­rale di Budapest una grossa valigia di cuo­io verde contenente gli schedari di Carlos, della Stasi e del Kgb. I giudici ungheresi mi dissero che Carlos era stato sistemato a Bu­dapest dai russi con libertà illimitata e quando gli ungheresi tentarono di pedi­narlo, il terrorista non esitò ad aprire il fuo­co contro gli agenti.
Tuttavia, a parte il no­me del brigatista Antonio Savasta, gli un­gheresi dissero di non poterci consegnare i documenti sulle attività di Carlos e dei suoi uomini (dunque anche quelle dell'ar­­tificiere della banda «Separat», Thomas Kram ora sospettato di aver fatto scoppia­re la bomba, e la terrorista Christa Margot Frohlich che con lui alloggiò a Bologna nel­­le ore della strage) perché l'attuale Federa­zione Russa ha il diritto di segretare tutti i documenti ancora esistenti nei Paesi dell' ex Patto di Varsavia e infatti la diplomazia di Putin mise il veto sulla verità.
La Commissione Mitrokhin andò a com­piere una rogatoria anche a Parigi dove Carlos è detenuto e ci recammo al Par­quet, ospiti del procuratore Jean Louis Bru­guière, l'uomo che fece condannare all'er­gastolo Carlos e che fra l'altro mi disse di aver saputo che l'attentato al Papa del 13 maggio del 1981 (pochi mesi prima della strage di Ustica e poi di Bologna) era stato pilotato non dal KGB sovietico, ma dal ser­vizio militare dell'Urss, il GRU. Fragalà e poi Raisi erano particolarmente impegnati su Bologna, poiché la responsa­b­ilità dell'infame strage fu data ai terroristi «neri»Giusva Fioravanti,Francesca Mam­bro e Luigi Ciavardini. Questo impegno portò a scoprire un fonogramma successi­vo di poche ore alla strage firmato da Gian­ni De Gennaro (futuro capo della Polizia, ma allora direttore della Criminalpol) in cui si avvertiva che il terrorista comunista tedesco Thomas Kram era a Bologna men­tre esplodeva l'ordigno nella stazione.
Si scoprì che il fonogramma era stato ignora­to, che la più importante pista investigati­va era stata sepolta, che le evidenti ipotesi di coinvolgimento arabo (palestinese o li­bico è da vedere) erano state accuratamen­te insabbiate, così da spingere il processo nella direzione di una «pista nera» fascista che, come osservò anche Francesco Cossi­ga, non aveva capo né coda. I terroristi neri accusati e condannati in via definitiva si di­chiararono sempre innocenti, ricordando di essersi sempre riconosciuti colpevoli di tutti gli atti di terrorismo per cui erano già stati condannati a diversi ergastoli: «Per­ché mai, dissero, se fossimo stati noi i re­sponsabili della strage di Bologna avrem­mo agito in maniera diversa da quella che abbiamo sempre adottato, negando un de­­litto che non avrebbe aggiunto nulla sulla nostra detenzione?».
Il deputato Enzo Raisi ha poi firmato con Gabriele Paradisi, Gian Paolo Pelizzaro (già consulente della Commissione Mitro­khin) e Francois de Quengo de Tonquédec il volume «Dossier. La strage di Bologna. La pista segreta». Come ho detto, la tesi di questi investigatori, parlamentari e giorna­­listi, quella secondo cui la strage fu com­missionata a Carlos ( che era sotto la super­visione sovietica e tedesco ­orientale) da una frazione palestinese guidata da Abu Abbas che era anche un agente sovietico. Loro se ne dicono convinti. Per quel che mi riguarda resta aperta e secondo me molto più cre­dibi­le la tesi sostenuta con vi­gore e rigore anche dall'ex sottosegretario Giuseppe Zamberletti.
L'ex capo della Protezione Civile ha soste­nuto che la strage di Ustica (causata certamente da una bomba sistemata a ridosso della toletta del Dc9 Itavia: nessun missile, nessuna bat­taglia) e quella di Bologna che segue di un mese la prima, furono com­missionate dal dittatore libico Gheddafi per avvertire (con Ustica) e punire poi con Bologna l'Italia, colpevole di aver estro­m­esso Tripoli dallo sfruttamento petrolife­ro del mare di Malta.
I libici non erano cer­to nuovi a imprese del genere, com'è dimo­strato dal fatto che Gheddafi accettò di as­sumersi la responsabilità e di risarcire le vittime del volo Pan Am 103 partito da Lon­dra il 21 dicembre 1988 e diretto a New York, che esplose sopra la cittadina scozze­se di Lockerbie, in perfetta analogia con quanto era accaduto al Dc9 Itavia partito da Bologna (che combinazione) e diretto a Palermo. Bologna e Ustica sono certamente due stra­gi in cui la verità è stata coperta, i colpevoli sono stati salvati e su cui ora, lentamente, si sta facendo un po' di tardiva luce.

di Paolo Guzzanti

Una storia assurda che .....poi tanto assurda potrebbe non essere !!

Storia - Per chi non avesse mai sentito parlare di questa sorta di associazione, ricordiamo brevemente cos’è il Gruppo Bilderberg: si tratta di un incontro annuale a cui partecipano, come detto in precedenza, personalità influenti del mondo economico, politico e bancario. Gli incontri avvengono quasi sempre in Europa (ogni 4 anni è prevista, invece, la trasferta in Usa o Canada) in alberghi o resort di lusso. Proprio uno di questi alberghi, il primo ad aver ospitato una riunione del gruppo nel 1954, dà allo stesso gruppo anche il nome: si tratta dell’Hotel de Bilderberg, a Oosterbeek, in Olanda. Nella stessa Olanda, a Leida, si trova anche l’ufficio di rappresentanza del gruppo. Secondo le teorie complottiste, proprio al Gruppo Bilderberg sarebbero da attribuire le colpe per la crisi economica in corso.
Alcuni la ritengono un’invenzione, un’esagerazione dettata dalla paranoia, altri una struttura legittima e per certi versi necessaria, altri ancora – pochi, purtroppo – la conoscono da tempo e in qualche modo cercano di combatterla o per lo meno di non piegarsi a essa. La stragrande maggioranza della gente tuttavia – e questa è proprio la sua forza maggiore – non ha la minima idea di cosa si stia parlando. Questa idea ce la possiamo fare grazie all’ultimo, imponente lavoro del giornalista investigativo Daniel Estulin e l’oggetto misterioso a cui si fa allusione nelle prime righe di questo articolo è proprio il famigerato gruppo Bilderberg, protagonista del libro dell’autore spagnolo Il Club Bilderberg – La storia segreta dei padroni del mondo .
Questa storia ha inizio in un luogo e una data precisi, il 29 maggio del 1954 a Oosterbeek, una piccola cittadina dei Paesi Bassi, presso l’Hotel Bilderberg. Lì, su iniziativa del principe olandese Bernhard, si riunirono le maggiori personalità del mondo politico, di quello economico, industriale e militare, ponendo le basi per la creazione di una sorta di conferenza, o se volete di società segreta, che da quel momento ogni anno, per un fine settimana, si sarebbe riunita in un paesino del mondo occidentale per confrontarsi sulle problematiche del pianeta e studiare delle soluzioni a esse da attuare attraverso gli strumenti a propria disposizione, a ben vedere sostanzialmente illimitati dato che si trattava di presidenti, governatori, potenti industriali, affermati giornalisti e personalità di elevatissimo calibro.
Italiani - Molti gli italiani che hanno partecipato alle riunioni del Bilderberg, da Gianni ed Umberto Agnelli a Romano Prodi, da Franco Bernabè a Mario Monti. Gli elenchi completi con i nomi di tutti i membri del Bilderberg sono disponibili ai seguenti link: ”  http://www.bilderbergmeetings.org/governance.html” e “http://www.bilderbergmeetings.org/former-steering-committee-members.html “.
La conferenza ‘segreta’ di Bildenberg, che riunisce ogni anno personalita’ di importanza mondiale, e’ da oggi riunita a St. Moritz, nel cantone elvetico dei Grigioni. L’incontro – ha riferito l’agenzia di stampa svizzera Ats – si svolge nella discrezione piu’ assoluta nel lussuoso albergo Suvretta House e dovrebbe concludersi il 12 giugno.



intervista con il giornalista investigativo Daniel Estulin che segue questo inquietante fenomeno da anni. 

IL CLUB ESCLUSIVO - La conferenza di Bilderberg e’ un club esclusivo che dal 1954 riunisce, segretamente, influenti personalita’ del mondo economico e politico in particolare. Il carattere estremamente segreto della riunione e’ regolarmente criticato da alcuni che lo considerano antidemocratico. Tra di loro i giovani socialisti grigionesi che hanno gia’ annunciato l’intenzione di organizzare una manifestazione di protesta a St. Moritz l’11 giugno. Bilderberg si definisce un forum internazionale esiguo, flessibile, informale e off-the-record e la sua unica attivita’ e’ la sua conferenza annuale. L’incontro non prevede ne’ risoluzioni, ne’ voti, ne’ dichiarazioni politiche. Dal 1954, data del primo incontro in Olanda nell’Hotel Bilderberg che ha dato il nome all’evento, cinquantasette conferenze sono state organizzate. Tra le grandi personalita’ che vi hanno partecipato in passato e’ spesso citato quello dell’ex segretario di Stato Usa Henry Kissinger, l’ex presidente americano Bill Clinton o il cancelliere tedesco Gerard Schroeder.
Già, perché i meeting del Bilderberg hanno caratteristiche molto particolari: si tengono generalmente in piccole cittadine, dove l’opinione pubblica e l’informazione non sono massicciamente presenti (nel 2004 la riunione ha avuto luogo a Stresa, un piccolo comune sul Lago Maggiore). L’accesso è rigorosamente a invito, il quale avviene secondo criteri che prendono in considerazione l’influenza della posizione dell’ospite e il grado di controllo che egli ha su determinati settori chiave. I partecipanti hanno il divieto assoluto di rilasciare dichiarazioni ai giornali, così come è tassativamente vietato ai giornalisti anche solo avvicinarsi al luogo di svolgimento della manifestazione, pena l’arresto (lo stesso Estulin è stato arrestato diverse volte nel corso delle sue indagini sul campo); ovviamente fanno eccezione i giornalisti regolarmente invitati, come lo era Katherine Graham, direttrice del Washington Post, e come lo fu Fehru Koru, un giornalista turco propugnatore di posizioni aspramente critiche nei confronti del Bilderberg che cambiò magicamente idea dopo essere stato invitato all’edizione del 2006.

Nel seguito la traduzione dal blogger tedesco Freeman, presente tra i manifestanti al Bilderberg di Sitges del giugno 2010. Il suo post ha per titolo: «Esseri liberi o servire i Bonzi?»
Dambisa Moyo parla al cellulare davanti all’insegna di Dolce Resorts
Le foto pubblicate e relative al meeting Bilderberg 2010 a Sitges, mostrano e confermano che la conferenza suddetta non è un meeting innocuo dove si prendono tè e pasticcini, dove si parla di cose banali e dove non si prendono decisioni importanti, come i media allineati ed altri apologisti hanno sempre descritto.








Qui vediamo un contemporaneo piuttosto
disgustoso dalla dinastia svedese dei Wallenberg












Le persone che abbiamo identificato non sono dei “signor nessuno”, dirigono invece imprese mondiali o appartengono ai più ricchi del mondo, o ancora dirigono organizzazioni mondiali e banche centrali, hanno qualcosa da dire e influenza per farlo.
Etienne Davignon è PRESIDENTE ONORARIO della conferenza Bilderberg.
È stato vicepresidente della Commissione Europea. Siede in molti consigli di amministrazione di molte aziende o ne è presidente. Ad esempio: la Société Générale de Belgique, Union Minière, Accor, Tractebel, Arbed, Fortis, Anglo American Mining, Fiat, Suez, BASF, Solvay, Gilead, Imperial Chemical Industries, Pechiney, Foamex, Sofina, Recticel, CMB, SN Brussels Airlines. Ha il titolo onorario di un ministro statale, cosa che gli garantisce un posto al “Kronrat” belga (“consiglio della corona”).
Cisneros zar sudamericano per il settore dei media, ha un patrimonio di 3,4 miliardi di US dollari e appartiene ai 150 uomini più ricchi del mondo. Con il suo gruppo aziendale, ha ricevuto concessioni da aziende americane come Burger King, Pizza Hut, Sears Roebuck und Blockbuster. È proprietario di innumerevoli emittenti tv in america latina e USA. È grande oppositore del presidente Chávez.
Prichard è il presidente di Metrolinx.


Si tratta qui di un grande incontro tra coloro che hanno potere e quelli che ricevono ordini e che devono tradurli. Ci sono anche opportunisti che si augurano un salto di carriera, dato che i personaggi del Bilderberg sono coloro che “possono fare dei re”.
Chiamare questa conferenza annuale del Bilderberg semplicemente un momento di chiacchiera trai vecchi uomini e vecchie donne, come alcuni fanno, è come chiamare una guerra di attacco come “missione di pace”, è un segno di totale mancanza di idea di ciò che è la realtà.
Voser è stato nel consiglio di amministrazione di UBS ed ora
è capo supremo della Shel Olandese (Royal Duch Shell).
Castries è presidente del consiglio di amministrazione
della compagnia di Assicurazioni AXA.






















Chi afferma che i personaggi Bilderberg non abbiano alcuna influenza sulla politica mondiale, è un ignorante o un disinformatore prezzolato. Giusto nello scorso week end l’ex segretario generale della NATO Willy Claes, presente al Bilderberg del 1994 e 1995, ha detto alla radio belga che ogni personaggio del Bilderberg, dopo l’incontro, riceve una rapporto completo sulle riunioni e da ognuno ci si aspetta che: “utilizzino questo rapporto traducendolo nella loro politica nel campo specifico di loro influenza”.
Questo significa che ciò che viene discusso e deciso nel Bilderberg, si irradia poi in tutto il mondo e viene tradotto in realtà ed influenza tutte le nostre vite. Questi ordini non vanno solo ai partecipanti, ma anche ai molti “ex” che sono in posizione chiave. Claes conferma che i personaggi Bilderberger hanno grande influenza sulla politica e definiscono cosa deve accadere.
Campbell è primo Ministro della provincia della British Columbia (Canada) e presidente del British Columbia Liberal Party (patito liberale della Brit. Columbia).
Mansbridge è il corrispondente principale e commentatore politico della
emittente tv canadese statale Canadian Broadcasting Corporation.
Zoellick è l’ex viceministro degli esteri USA
e ora presidente della banca mondiale
Tutti i partecipanti delle case reali, dei governi, delle organizzazioni mondiali, delle banche centrali e delle grandi case mediatiche non si prendono 4 giorni di vacanza dalle loro agende superaffollate, non viaggiano a volte per mezzo mondo, solo per stare in un hotel lussuoso, per mangiare qualcosa e passare il tempo in chiacchiere. Qui si elaborano strategie, si decidono politiche e si danno ordini.
La ragione per cui si riuniscono anche rappresentanti di grandi Media e proprietari degli stessi è molto chiara. Il loro compito è di vendere al pubblico il programma approvato. Le parole quindi scorrono con questo motto: “passiamo le porcate in ogni luogo perché la popolazione abbia paura”.
Çakir è un giornalista turco. Nei suoi ultimi articoli conferma la sua partecipazione alle conferenze Bilderberg, ma dice di non poterne parlare a causa delle rigide regole di Chatham House.
Dice solo che non si è parlato di Turchia.
Juan María Nin Génova è presidente della Banca ‘La Caixa’.
Balsemão è l’ex presidente dei Ministri portoghesi e
comproprietario del gruppo portoghese Medien-Impresa.


























Henry Kissinger
























Chi è ora il nuovo nemico, perché si deve fare questa o quella guerra, perché si deve rinunciare a tutti i diritti di sovranità degli Stati, allo scopo di avere un unico governo mondiale, una unica moneta e soprattutto una soluzione globale che metta da parte tutti i problemi … che sono stati creati prima dagli stessi.
Uno dei temi trattati nell’agenda di questo incontro Bilderberg 2010, udite udite…è stato il “global cooling“, il raffreddamento globale. Dopo che ci hanno mentito e impanicato per 20 anni con la paura di un surriscaldamento globale a causa della CO2, ora vogliono fare una virata a 180 gradi e annunciare una nuova era glaciale.

Kleinefeld è l’ex amministratore delegato della Siemens AG.
Ora dirige la Alcoa.














La ‘madre’ del Bilderberg, la regina Beatrice di Olanda.




















Quali fatti falsificati ed argomenti ci racconteranno ora i media per motivare questa cosa? Per tira fuori dalle nostre tasche altro denaro? Anche per questo avrà colpa la CO2 o ci sarà un nuovo gas killer? Cosa diranno i vari fricchettoni del clima, i Verdi, i salvatori del pianeta che sono strisciati sul viscido davanti a loro per un inesistente surriscaldamento climatico, ora che all’improvviso sarà loro tolto il presupposto della loro religione e dovranno credere a qualcosa d’altro, ovvero che il clima diventa più freddo?
Il loro motto menzognero è: “I problemi globali necessitano di una soluzione globale”. Ma fondamentalmente vogliono ampliare una dittatura aziendale, una spa mondiale (ndt), su tutto il pianeta. Via tutti gli stati, i parlamenti, le frontiere, le valute e altri impedimenti nazionali, che mettono i bastoni fra le ruote al loro sogno di una potente impresa/azienda globale. Per loro tutto è un mega business e ciò e chi lo impedisce, viene tolto di mezzo. Questa è la globalizzazione, di cui solo loro traggono profitto, non certo noi.
Ma noi lo vogliamo? Vogliamo essere governati da una élite di potere lontanissima, sconosciuta, non democraticamente eletta che si vede come membro di un consiglio di amministrazione globale, di cui noi siamo i suoi dipendenti?
Volcker fu capo della FED ed ora è consulente finanziario di Obama.
Gioca un ruolo determinante nel sistema Bretton-Woods ed è il colpevole
principale della svalutazione monetaria nella crisi finanziaria.
Johnson è vicecapo della Perseus LLC e membro d’onore nel consiglio di Brookings Institution.




In molti Paesi come la Germania, ci sono già riusciti: là le persone sono veramente solo del “personale”, non hanno nulla da dire, ma devono solo lavorare per consumare e pagare le tasse. Nel film “Network” che io ritengo tra i migliori sulla critica ai media, il capo della azienda dice a Mr. Beal: “non c’è alcuna America, non c’è alcuna democrazia. Ci sono solo IBM, ITT, AT&T, DuPont, Dow, Union Carbide und Exxon. Queste sono le nazioni del mondo, oggi … non viviamo più in un mondo di nazioni e ideologie. Il mondo è una unione di aziende, spietatamente impegnate nelle immutabili leggi del business. Il mondo è un business, Mr. Beal. È cosi da quando l’uomo è strisciato fuori dal fango primordiale. E i nostri figli faranno l’esperienza di un mondo perfetto in cui non ci saranno guerre o affamati, soppressioni o brutalità. Una grande Holding ecumenica, in cui tutti lavoreranno per un profitto comune e lo serviranno, in cui tutti avranno un uguale parte di azioni. Tutti i bisogni soddisfatti, tutte le paure placate, non più noia”.
Si, è proprio questo quel che vogliono. Ma io ed altri non lo vogliamo. Io non sono una “Human Resource”, non sono un mezzo di scambio umano, a cui viene dato ordine a cosa e come pensare, fare, eseguire. Non sono un dipendente o meglio detto, non sono uno schiavo di questa mega azienda globale e loro non sono i miei capi.
Wellink è il presidente della banca nazionale olandese.


















Non voglio che venga pensato al mio posto, che mi si accudisca come un bambino e non voglio essere intrattenuto a morte, per non provare la noia. Ma è proprio cosi che oggi funziona. Ci trattano come mucche, troppo stupide per pensare con la propria testa, incapaci di sopravvivere e che devono quindi essere riempite di mangime e guidate perché cosi possono essere munte e alla fine macellate. E questa promessa, se c’è l’azienda mondiale globale, che siamo tutti una famiglia felice, in cui non ci sono più guerre e la pace regna sul pianeta è una menzogna, la più grande menzogna. Questa è la pace di un camposanto, che si può raggiungere solo con una massiccia oppressione e con la forza. Questa illusione di pace mondiale è stata promessa da tutti i dittatori e despoti delle varie ideologie del passato, se solo si fosse dato nelle loro mani abbastanza potere e rinunciato cosi al diritti di libertà. Tutti però hanno fallito e milioni sono morti; essi hanno lasciato dietro di loro solo distruzione e miseria.
Scholten è membro della Presidenza della banca di controllo austriaca Kontrollbank AG. Egli partecipa abitualmente ai meeting del gruppo Bilderberg.
Hommen è capo della ING Groep N.V, il maggiore capo della finanza olandese.




















Non siamo cittadini europei, Non identificateci con questa costruzione filosofica artificiale chiamata Unione Europea, che avete creato senza chiederci se volevamo una Unione europea o un euro. Questo fu dettato dall’alto. Non siamo nemmeno cittadini del mondo. Tutto questo è ridicolo e contro natura. Volete obbligarci a prendere questa paccottiglia unitaria priva di cultura, di volto e perversa; molti cadono in questa perfida propaganda, si vedono veramente come senza patria, come internazionali ma sono solo degli zombie che hanno rinunciato alla loro identità ed origine.
Cosi come l’impero romano conquistò tutti i popoli del mondo allora conosciuto e li costrinse alla progredita cultura romana, data una presunta superiorità e per questo dovette fare sempre guerre e sopprimere rivolte, gli imperatori odierni cercano di motivare la stessa ovvietà. Come allora essi dicono che è per il nostro bene, per la nostra sicurezza e pace.
Almunia è commissario EU spagnolo responsabile per la concorrenza.
Alla sua sinistra Francisco Jiménez, General Manager dell’Hotel Dolce Sitges.
L’ho conosciuto, quando sono stato ospite in hotel alcune settimane fa.
Kroes è commissaria Eu per il programma digitalizzazione (Digitale Agenda).
Faceva parte dei vari consigli di amministrazione di famosi imprenditori e tra l’altro è stata ministro olandese per il commercio.






Il raggiungimento e il mantenimento di quel regno mondiale fu molto costoso e dispersivo, incalcolabile e crollò. La stessa cosa la viviamo ora con l’indebitamento astronomico degli stati e la crisi finanziaria mondiale. La colpa è della globalizzazione che ci ha messo tutti in una rete e ci ha reso dipendenti l’un l’altro. Hanno distrutto tutti i meccanismi di protezione, le leggi nazionali, le frontiere, le monete, la politica finanziaria. Se ora un Paese finisce in crisi tutti ne siamo come infettati e dobbiamo ripagare le spese dell’altro.
Qual’è la nostra scialuppa di salvataggio? Tornare indietro in piccole unità comprensibili, lontano dalla dipendenza e dalla determinazione da “estranei”, tornare alla responsabilità individuale e all’autoapprovvigionamento. I singoli Stati devono ritornare alla loro sovranità e le unità locali devono essere rafforzate.
Solana è stato segretario generale della NATO, segretario generale del consiglio dell’Unione Europea e massimo rappresentante per la politica comunitaria estera e di sicurezza.










Vogliono risolvere la crisi debitoria, che loro stessi hanno causato, con sempre più debito. Un vero delirio. Pigliano denaro dal nulla, per tappare buchi che soprattutto loro fanno. Trattano gli alcolizzati con sempre più sostanze per ubriacarli finché cosi arriva la cirrosi epatica e muoiono. Dobbiamo perciò difenderci e respingere con il cartellino rosso e cacciare dal loro posto quei politici che ci hanno costretto in questa Unione Europea non democratica e uniformata e che vogliono continuare ancora a costruirla e addirittura vogliono portarci in una Unione mondiale.
Katainen è ministro delle finanze finlandese.
Ollila è presidente del consiglio di Nokia e membro nella
presidenza di Ford e Royal Dutch Shell (Shell olandese).
Tommaso Padoa Schioppa ex ministro dell’economia e della finanza italiano, direttore generale per l’economia e finanza della comunità europea facente veci del direttore generale della Banca d’Italia, presidente della CONSOB Italia (ente di controllo della Borsa) e membro del direttorio della banca centrale europea. È uno dei padre dell’euro per molti responsabile della catastrofica e scellerata trattativa del cambio Lira-Euro portata a termine da Prodi, anche lui nella lista dei partecitanti a queste riunioni. (vedi link allegati)
La maggior parte dei politici lavora contro di noi, sono traditori, servono poteri stranieri, ci vendono, non hanno alcun interesse al nostro benessere. Non gliene frega una mazza di quel che ci succede, se ne sbattono altamente. Sono come attori sul palcoscenico che fanno quel che il regista prescrive loro. E con questo ritorniamo ai personaggi del Bilderberg: quelli che tirano le fila di queste marionette.
Halberstadt è nella commissione guida del Bilderberg, professore di economia all’università di Leiden e consulente internazionale della Goldman Sachs.
Bäckström ex governatore della banca centrale svedese
ed ora capo dell’associazione industriali svedese.






















Giusto per mostrare in quale mondo vivono questi bonzi, voglio illustrarvi quel che ho visto, mentre facevamo loro le foto. Si sono librati nell’aria con i loro jets  privati: un intero aeroplano solo per loro; sono stati prelevati con un bus per pochi metri e portati al terminal. Qui niente controllo passaporti o dogana. Niente perlustrazione bagagli né certo controlli sul corpo. Sono saliti quindi sulle loro Limousin e sono stati portati dall’autista nell’hotel di lusso, dove un esercito di poliziotti faceva loro la guardia. Elicotteri sorvegliavano la zona e motovedette pattugliavano il mare.






Qualcuno sa chi è questo personaggio?
Non si tratta di gemelli, sono di due scatti vicini.




























Di cosa avevano paura? Certo non dei pochi manifestanti e dei pochi personaggi dei media alternativi che erano li presenti. Per ogni manifestante c’erano 4 poliziotti. Si tratta per loro di mostrare potere. “Vedete Possiamo fare quel che vogliamo e non ve ne deve fregare niente di ciò che qui discutiamo. Voi povere nullità”.
Hormats è un grosso calibro dei personaggi del Bilderberg.
Segretario di stato per l’economia, l’industria e l’agricoltura nel governo Obama. In precedenza presidente del consiglio in Goldman Sachs, viceministro degli esteri USA, fu consulente economico di Henry Kissinger, del Gen. Brent Scowcroft e di Zbigniew Brzezinski.
Membro delle seguenti organizzazioni:
Securing America’s Future Energy (SAFE), the Economic Club of New York, the International Bank for Reconstruction and Development, the Irvington Institute for Immunological Research, Engelhard Corporation, Rockefeller Center Club, the Pacific Council on Foreign Policy, e Freedom House.
È membro della Commissione Trilaterale e del Council on Foreign Relations.
dos Santos è il ministro delle finanze del Portogallo.
Chi è questo personaggio? Questo è uno dei personaggi che non siamo riusciti a identificare.












Loro non si sono neanche dovuti attenere alle severe leggi di sicurezza e ai controlli che a noi hanno invece riservato. Solo noi schiavi dobbiamo quasi denudarci all’aeroporto, consegnare ogni liquido, dobbiamo essere palpati passare attraverso raggi, mostrare mille volte il passaporto chippato ed essere trattati come bestiame. Non loro di certo. Loro vivono in ben altro mondo, che con noi non ha nulla a che fare. Uno di questi ‘succhia sangue’ mi ha chiesto: “Lei è qualcuno o un dipendente ?”


Raffaele "il pensiero verde" Le fonti sono citate nell'articolo, per il resto ognuno di voi può fare ricerche su internet.

mercoledì 17 agosto 2011

La legge è uguale per tutti !!!




Bersani ! Fatti processare non potevi non sapere !!


http://ilpensieroverde.blogspot.com/2011/07/e-penati-mi-disse-di-versare-al-partito.html


http://ilpensieroverde.blogspot.com/2011/08/associazione-delinquere-ma-il-pd-lo-ha.html

http://ilpensieroverde.blogspot.com/2011/08/la-vera-casta-dei-privilegiati-vendola.html


La legge è uguale per tutti !! libera Silvia Baraldini Gioia a sinistra e fra gli ambienti estremisti!


Era agli arresti domiciliari dopo essere stata estradata dagli Usa
"Sono felice. Stasera andrò fuori a cena come gli adulti"
Indulto, libera Silvia Baraldini
Gioia a sinistra, critiche dalla Cdl
Russo Spena (Prc): "Gioia enorme". La Russa (An): "In libertà il peggio della criminalità"
Il Dipartimento di Giustizia statunitense: "Ne discuteremo con le autorità italiane"

Silvia Baraldini
ROMA - Condannata a 43 anni di carcere negli Usa nel 1983, estradata in Italia nel 1999, oggi libera grazie all'indulto. Silvia Baraldini, attivista comunista attualmente agli arresti domiciliari per reati di terrorismo, è tornata in libertà. "Sono finalmente una donna libera - ha detto agli amici - Sono felice. Stasera andrò a cena fuori come gli adulti". Alla gioia della Baraldini fa da contraltare la polemica politica: la notizia ha infatti riacceso lo scontro sull'indulto. Il Dipartimento di Giustizia statunitense, per ora non fa commenti, ma si ripromette comunque di discutere la questione con le autorità italiane.

A rendere noto il ritorno in libertà della Baraldini è stato Giovanni Russo Spena, il capogruppo del Prc al Senato. "Provo una gioia enorme per la liberazione - ha commentato - Ho appreso la notizia da lei stessa, ancora incredula, grata al Parlamento per aver votato un provvedimento che finalmente, dopo anni di detenzione prima nelle carceri americane e poi, dopo che gli Usa hanno concesso l'estradizione, in quelle italiane, le restituisce la libertà".

Felice anche Vladimir Luxuria, parlamentare di Rifondazione e una delle prime persone ad apprendere la notizia. "Ho ricevuto la telefonata di Silvia intorno alle 17.30 - racconta - Mi sono sentita liberata da un fardello, da un'ingiustizia, un accanimento nei confronti di una donna che non ha mai ammazzato nessuno e aveva gravi problemi di salute. Non mi vergogno di dire che ho pianto. Stasera ci vedremo e brinderemo insieme".

La liberazione della Baraldini ha subito scatenato reazioni polemiche nel centrodestra. Ignazio La Russa, capogruppo di An alla Camera, ha accolto negativamente la notizia. "Quando arrivò in Italia - ricorda - Silvia Baraldini trovò un ministro della Giustizia della Repubblica italiana che la passò a prendere all'aeroporto con i fiori in mano. Oggi uscendo dal carcere, probabilmente non ha trovato nessun ministro ad attenderla e la notizia della sua scarcerazione è stata diffusa solo a cose fatte. Vogliono far dimenticare che con gli effetti dell'indulto si stanno rimettendo in libertà il peggio della criminalità, del terrorismo e del paraterrorismo". 

"Non è la prima terrorista ad essere uscita - gli fa eco il leghista Roberto Calderoli - Sono cose che si sono già verificate. Da noi i terroristi escono e quelli che li hanno arrestati vengono arrestati".

Più serena la reazione di Carlo Giovanardi, deputato dell'Udc: "Stiamo parlando di una questione che riguarda il passato remoto. E poi, in ogni caso, cambia poco perché alla libertà sostanziale di cui godeva già si è aggiunta la libertà formale".

Gaetano Pecorella, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia alla Camera, fa un'obiezione di merito: "E' assolutamente incomprensibile il provvedimento con cui Silvia Baraldini è stata scarcerata. E' evidente che l'indulto non poteva essere concesso in relazione a condanne inflitte da uno Stato straniero, anche se l'esecuzione avviene in Italia, e che comunque tra i reati esclusi dal beneficio vi sono quelli di terrorismo per i quali la Baraldini è stata condannata".

Dagli Stati Uniti, per ora, non sono giunti commenti sulla vicenda. Il Dipartimento di Giustizia americano ha comunque annunciato che chiederà maggiori informazioni e discuterà la scarcerazione con le autorità del nostro Paese.

Attivista comunista, Silvia Baraldini ha operato negli anni '60, '70 e '80 negli Stati Uniti come membro di un partito eversivo (Black Panther Party), che combatteva per i diritti civili dei neri. Fu condannata nel 1983 a una pena cumulativa di 43 anni di carcere negli Usa per concorso in evasione, associazione sovversiva, due tentate rapine e ingiuria al tribunale. Nel 1999, grazie alle pressioni del governo italiano, fu estradata e rientrò in patria. Gravemente malata, nel 2000 ottenne il differimento della pena per potersi curare. Nell'aprile 2001 arrivarano gli arresti domiciliari per motivi di salute. Avrebbe finito di scontare la pena nel 2008. Per effetto dell'indulto, la libertà è arrivata con un paio di anni di anticipo.
 

mercoledì 10 agosto 2011

A.A.A.Vendesi cuori,reni,fegati per trapianti _freschi _prezzi interessanti (made in Cina)




Secondo un rapporto presentato in Canada dall' ex ministro Kilgour e dall'esperto in diritti umani Matas  la Cina userebbe i prigionieri per i trapianti di organi. Secondo il rapporto, donatori inconsapevoli potrebbero essere rappresentati dai numerosi prigionieri nel Paese, in particolare i membri del gruppo religioso Falun Gong in carcere, che vengono uccisi proprio a questo scopo. A sostegno della loro tesi, gli autori del rapporto sottolineano l'aumento vertiginoso in Cina del numero di strutture specializzate in trapianti di organi. Il governo cinese ha sempre negato queste accuse. Solo nel novembre del 2006 un altissimo funzionario del Ministero per la Salute, Huang Jefu, ha riconosciuto, durante una conferenza di chirurgia a Guangzhou, che “ a parte un piccolo numero di vittime di incidenti di traffico, la gran parte di organi espiantati viene da prigionieri uccisiProprio per questo la Cina è accusata dell’enorme traffico di organi.

"Il Pensiero Verde"