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mercoledì 8 febbraio 2012

Le foibe dividono ancora.


Le foibe dividono ancora: tensione nei cortei a Firenze

Giornata del ricordo avvelenata dalla manifestazione dei centri sociali. Sondaggio choc: il 77% dei giovani non ha mai sentito parlare della tragedia

di Fausto Biloslavo - 05 febbraio 2012, 10:00
Dal 1945 è passato oltre mezzo secolo, ma a Firenze il dramma delle foibe continua a dividere, anziché unire, con toni da antifascismo bellicoso e militante. Il centro sociale di destra Casaggì e la Giovane Italia, con l’appoggio di gran parte del Pdl, ha organizzato un corteo in ricordo delle migliaia di italiani infoibati dai partigiani comunisti di Tito e poi dimenticati per decenni.
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Gli antifascisti duri e puri, a cominciare dai centri sociali di estrema sinistra, si sono mobilitati per una contro manifestazione accusando «i neofascisti di usare la ricorrenza delle foibe » per oscuri disegni «eversivi, negazionisti e revisionisti ». E sono spalleggiati dall’Associazione nazionale partigiani, dall’Arci e dalla Cgil. Non solo: un sondaggio choc rivela che ben 6 italiani su 10 non sanno cosa siano le foibe.
Ieri pomeriggio a Firenze un corteo di circa 800 persone partito alle 17 si è diretto verso Largo Martiri delle Foibe. Doveva esserci anche l’ex ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, ma la neve l’ha bloccata a Roma. «Foibe, io non scordo» è lo striscione che apriva il corteo. «È veramente un’anomalia tutta fiorentina, che non fa onore alla nostra città. Ogni 10 febbraio da una parte c’è un corteo che vuole ricordare il dramma delle foibe, senza simboli di partito, per aprire a tutti - dichiara a il Giornale il consigliere comunale del Pdl, Francesco Torselli - . E dall’altra si mobilitano non solo i centri sociali, ma organizzazioni come l’Anpi e la Cgil che accusa il nostro corteo di apologia di fascismo, mentre l’unica bandiera che sventola è il tricolore ».
La polizia è stata mobilitata in forze per evitare incidenti con la contromanifestazione della «Firenze antifascista». I duri e puri del comunismo reale si sono radunati, poche centinaia, mezz’ora prima del corteo in ricordo delle foibe presso piazza Dalmazia, a due chilometri e mezzo di distanza. Non certo per ricordare i profughi dalmati fuggiti in massa da città come Zara.
In piazza Dalmazia, nel dicembre scorso, sono stati uccisi due ambulanti senegalesi ed altri tre feriti da un folle omicida che aveva frequentato Casa-Pound. L’associazione ha invitato i suoi a sfilare nel corteo per i martiri delle foibe. Qualche malumore nel centrodestra c’è stato, ma «il corteo è aperto a tutti. Anche a chi vota per il Pd se vuole ricordare gli infoibati», ribadisce Torselli.
Fra gli aderenti al presidio antifascista c’era anche Vania Bagni, vicepresidente provinciale dell’Anpi, che ha appoggiato la mobilitazione. Forse l’associazione dei partigiani dimentica che gli infoibatori di Tito massacrarono pure antifascisti del Comitato di liberazione in Istria, per il semplice fatto che erano italiani. La consigliera comunale Ornella De Zordo, pure lei nel controcorteo, ha dichiarato che «i martiri delle foibe non devono essere strumentalizzati ». Stessa litania della Cgil, che ha bollato la manifestazione in ricordo degli infoibati come «contrapposizione alla “giornata della memoria” (per l’Olocausto, ndr ) ».
Secondo Mauro Fuso, segretario del sindacato a Firenze «l’esodo dalla Dalmazia e le foibe sono un’eredità diretta del ventennio fascista». Il sindacalista avrebbe fatto meglio a chiedere scusa per i lavoratori comunisti di Venezia e dell’Emilia Romagna,che all’arrivo delle navi dall’Istria, piene di esuli, o al passaggio dei treni in stazione, sputavano sugli italiani in fuga dalle violenze titine.
Nonostante non ci sia più l’oblio,il dramma delle foibe è ancora poco conosciuto. L’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha commissionato un sondaggio che non lascia dubbi: solo il 43,7% del campione di 600 italiani intervistato sa cosa siano state le foibe.

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